La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)
Stàvano i deportati - una quarantina - uòmini e donne, sulla nuova spiaggia tra le cataste di roba e le pacìfiche forme degli agnelli e de' buòi
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sobbalzò. Egli temette che il sonno non si dovesse più distaccare da lei. E corse, con la svenuta, alla soglia di una vicina spelonca, un de' suòi
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lotto il marito. - Un bàtter giulivo di mani accolse la nuova proposizione. I polizzini coi sette nomi de' condannati furono tosto scritti. E allora
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corpo. In quella sera, ei centellava il riposo dopo l'onesta fatica, aspirando le pingui àure de' suòi ovili ed il fienoso effluvio delle campagne, seduto
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medèsima terra e di un equànime padre. Da ogni parte, baci. Baci al reale diploma, baci alle mani di chi l'avèa apportato e al volto de' marinài. Era
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' de' nemici. Marra e bipenne non èrano che armi dissimulate. E, intorno alle case, vedèvansi fossi e rifossi non aperti alle aque, e nelle pareti
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, spianate contro di loro, per de' ballatòi. Un dì, Gualdo era uscito alla caccia. Era solo. Quel dì, il paesaggio parèa addobbato a festa; non fronda che
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spesse ombre lor fantasiàvano innanzi; giù, saltando e borri e riali, or per le frane e ora pel sdrucciolìo de' prati o l'intrico degli sterpeti; egli
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, immergendo lo sguardo nell'aurèola dei capelli di lei e nelle cilestri profondità de' suòi occhi e fra le labbra succhiose, inferna, scorgèndole in
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impaniato. E li trovò complottanti, intorno ad un fascio di carabine e a de' barili di pòlvere. - Buon dì, apòstoli - disse con voce roca il Beccajo